DANILO ECCHER
Stanza 4049 è un quadro. Non è un rifugio, non è un bivacco e neanche un luogo dove ripararsi perché non si può entrare. E’ un quadro con due porte d’accesso:una sulla pittura e l’altra sulla visione, dove lo sguardo può ruotare a trecentosessanta gradi intorno al Pizzo Bernina e Roseg e poi immergersi nel colore.
Nel progetto ho immaginato di ricostruire il pensiero che agita il viaggiatore romantico che inerpicatosi sulla montagna più alta si sofferma a contemplare il mare di nebbia , proprio come in un famoso dipinto di Caspar David Friedrich.
Non sono un alpinista, tanto meno scalatore, ma per anni ho frequentato occasionalmente quei monti tra l’Engadina e la Valtellina , tenendomi sempre opportunamente lontano dalle vette e camminato fra visioni mozzafiato delle cime, dei ghiacciai e degli orizzonti a lama di coltello delle pendici alpine. Dedico a quei percorsi questo nuovo progetto, dove ho immaginato di ripercorrere le tappe di quel Wanderer fino al suo punto di arrivo e ho cercato poi di ripartire da lì, da quella terrazza rocciosa, luogo contemplativo che consentiva a lui, viaggiatore-dipinto, di osservare un paesaggio di panica bellezza e suggerisce a me ora, una riflessione sulla pittura e sulla rappresentazione.
4049 è l’altezza del Pizzo Bernina espressa in metri sul livello del mare, la stanza rappresenta un ideale punto di osservazione sullo sconfinato paesaggio alpino, i quadri appesi alle pareti sono finestre attraverso cui si può godere dello sguardo. Per non creare ostacoli ho addossato i dipinti uno contro l’altro senza soluzione di continuità, come se fossero vetri, finestre senza serramenti per non disturbare la vista sui quattro punti cardinali , infatti le tele si intitolano : Est 1, Est 2, Nord 1, Nord 2, Nord 3, Ovest 1, Ovest 2, Ovest 3, Sud 1, Sud 2, Sud 3.
Non c’è soffitto e la luce piove dall’alto attraverso un telo di opalina bianca, come una nube. Sul pavimento sono appoggiati 22 blocchi di lamiera di ferro lucidata a smeriglio , sono dei parallelepipedi deformati che ricostruiscono il frammento modulare di una lingua glaciale. La luce e il riverbero delle lamiere conferiscono alla stanza un aspetto gelido.
Il visitatore guarda alla montagna e alla sua drammatica bellezza senza dover guardare i quadri e senza pensare alla pittura e ai suoi significati. E’ già dentro.
in Immagini, forme e natura delle Alpi, Electa, 2007 catalogo della mostra