1986
GIOVANNI TESTORI

Il meccanismo poetico e psicologico su cui si muovono i quadri di Velasco è formato da una sorta di simultaneità irrisolubile che accumula un enorme potere di fascinazione a un altrettanto enorme potere di repulsione. La tenaglia che tiene stretti i due opposti è una perentorietà di stile che strozza e distrugge in sé ogni temporalità. Così le tele di Velasco ci si presentano d'oggi, perché solo a un uomo d'oggi è dato imbalsamare in tal modo quanto ama, ma, allo stesso tempo, ci si presentano come atti compiuti fulri da ogni cronologia; e fuori da ogni geografia. Forse Velasco dipinge come se non avesse intorno a sé che il silenzio d'uno sterminato ghiaccio da cui, a poco a poco, si sta facendo vincere, ingoiare e sopprimere. Il rischio, qui, è a portata di mano.

"Corriere della Sera", Milano, 4 giugno 1986